CONOSCERE LA CONDIZIONE ADOTTIVA | CAMBIO DI LINGUA E SCOLARIZZAZIONE PREGRESSA
Altri ambiti di criticità possono riguardare le caratteristichedelle adozioni attuali. Oggi tre bambini adottati su quattro provengono dall'estero. Si tratta nella maggior parte de i casi di bambini già grandi (l'età media si attesta intorno ai 6 anni), che al momento dell'adozione hanno appreso e parlano una lingua diversa dall'italiano, e che in certi casi possono aver già avuto una prima scolarizzazione nel paese d'origine.
Il fatto che essi perdano in breve tempo la prima lingua e apprendano molto velocemente il vocabolario di base dell'italiano non deve indurre a pensare che il cambio di lingua non rappresenti un problema. Una cosa infatti è il linguaggio utile per orientarsi nella quotidianità, altro è la lingua dello studio che, soprattutto col procedere della scolarizzazione, richiede abilità molto più complesse, sia dal punto di vista grammaticale e sintattico che per quanto riguarda l'ampiezza del vocabolario. Queste acquisizioni possono essere difficili per i bambini adottati, in particolar modo per quelli che provengono da paesi con suoni e strutture linguistiche molto diverse dalle nostre e, nel caso di adozioni tardive, non essere complete neppure all'avvio della scolarizzazione superiore.
Da qui l'importanza di curare l'aspetto linguistico con un supporto dedicato sia a scuola che a casa, non solo nella fase iniziale ma anche nel prosieguo degli studi, in quanto difficoltà di comprensione e di esposizione non riconosciute potrebbero appesantire l'apprendimento in tutto il percorso scolastico.
Per approfondire le problematiche connesse al cambio di lingua è utile la lettura del saggio di Egidio Freddi “Acquisizione della lingua italiana e adozione internazionale”.
Un altro aspetto da tenere in considerazione è la scolarizzazione pregressa, che può esserci stata o meno ed essere stata più o meno carente. Le situazioni dei paesi di provenienza sono diversificate: alcuni bambini possono aver ricevuto una scolarizzazione adeguata ed essere in grado di inserirsi con relativa facilità nella nuova scuola (sono già abituati ad imparare, anche se in un contesto linguistico-culturale diverso); per altri la scolarizzazione può essere stata carente o non esserci stata affatto. In certi paesi, inoltre, l'obbligo scolastico inizia solo a 7 anni, e anche questo è un fattore da tenere in considerazione.
E' dunque importante che i genitori durante la permanenza nel paese d'origine del bambino acquisiscano la maggior quantità d'informazioni sulla sua scolarizzazione (magari recuperando libri e quaderni, se esistono) e le trasmettano ai nuovi insegnanti perché ne tengano conto. E' fondamentale inoltre che questi ultimi si informino sui modelli educativo-relazionali e sulle modalità di espressione dei bisogni propri dei paesi di provenienza dei bambini (spesso molto diversi dai nostri!), per essere in grado di riconoscerli e rispettarli nei loro alunni.
L'Istituto degli Innocenti di Firenze ha realizzato il volume "Viaggio nelle scuole. I sistemi scolastici nei paesi di provenienza dei bambini adottati”. E’ possibile scaricarlo dal sito www.adozionescuola.it. Anche i mediatori culturali possono essere importanti figure di riferimento per conoscere i modelli educativi e relazionali dei vari paesi.
CONOSCERE LA CONDIZIONE ADOTTIVA | L'IDENTITA’ ETNICA
Le Linee d'indirizzo sottolineano infine come ulteriore area di attenzione quella relativa all'identità etnica dei minori adottati.
E' importante che la scuola comprenda che l'alunno adottato prova, rispetto al paese e alla cultura d'origine, un'ambivalenza assai più accentuata di quanto non accada ai minori immigrati. I vissuti dei bambini adottati nei confronti del paese d'origine possono essere tanto diversi quanto diverse sono le loro storie: chi arriva già grande, con un bagaglio di abitudini e di conoscenze apprese nella cultura di appartenenza e chi, adottato piccolissimo, non ha ricordi del paese di nascita; chi ha conosciuto affetti familiari o altri legami di attaccamento che poi sono venuti meno e chi invece ha sperimentato precocissime esperienze segnate dalla solitudine e dall'abbandono; chi prova e manifesta nostalgia o orgoglio per le proprie radici e chi, al contrario, ha bisogno di tener lontani sentimenti troppo dolorosi.
Il contatto con la cultura di nascita subirà anche oscillazioni nel tempo: in certi momenti il bambino avrà bisogno di dimenticare, per poter dedicare tutte le proprie energie emotive alla costruzione dell'appartenenza al nuovo nucleo familiare e al nuovo contesto sociale, in altri sentirà il bisogno di recuperare e valorizzare la propria identità etnica. Quest’insieme di considerazioni richiamano la necessità di usare cautela e delicatezza, di evitare forzature e di rispettare i tempi e la disponibilità deli alunni ad aprirsi e mettersi in gioco quando si affrontano in classe attività che hanno a che fare con le differenze di etnie e di culture.
Nella prossima puntata: L'iscrizione a scuola | Quando iniziare la frequenza | Adozione in età scolare e scelta della classe
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Per saperne di più, puoi richiedere il fascicolo "Linee d'indirizzo alunni adottati. Istruzioni per l'uso" con una piccola donazione a sostegno del sito AdozioneScuola. Qui.
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